IL MALE DELLA DOMENICA
Il mal
di domenica è un malessere sempre più diffuso, quello che gli inglesi chiamano
Sunday Blues.
-To feel blue, sentirsi
giù. Sentimento che i portoghesi chiamano saudade o che riconosciamo in tante
note di musica, blues appunto. Uno star male quindi, eppure Edgar Allan Poe lo reputa
il più legittimo tra tutti i toni poetici, mentre Tolstoj lo definisce il
desiderio di desiderare. Perché
questo stato d’animo malinconico si manifesta di domenica? In genere la
domenica è il giorno in cui si consente alla vita di rallentare, dove ci si può
svegliare senza sveglia, senza avere in programma cose da dover fare, dove
fortunatamente quello che si prova dentro trova un varco, una fessura per venir
fuori. Che
sia malinconia per qualcosa che non va per il verso sperato o nostalgia per
qualcuno che non si ha vicino, oppure semplicemente la difficoltà di iniziare
una nuova settimana impegnati in qualcosa che non ci soddisfa pienamente, è del
tutto soggettivo. La
cosa certa è che davanti a questo stato d’animo siamo noi a poter mettere il
segno più o meno. Se diventa una spinta verso il meglio o verso una depressione
futura lo possiamo decidere solo noi. Allora forse un suggerimento potrebbe essere
quello di non lasciare questa disponibilità d’apertura concentrata tutta su un
giorno della settimana, sarebbe più utile forse diluirla anche sugli altri sei
giorni. Perché allora non dividerla in dieci minuti al giorno,
magari gli ultimi dieci, quelli tra la veglia e il sonno e dedicarli al sentire
dentro cosa c’è, impiegare quei dieci minuti a fantasticare, ad immaginare fin nei
minimi dettagli quello che di bello speriamo per noi, quello che ci riporta
al sorriso. Non è forse dal pensiero che iniziamo a costruire il futuro?
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